Il tempio di Poseidone a Taranto

Colonne doriche del cosiddetto Tempio di Poseidone – Taranto

Fu durante i lavori di riorganizzazione urbanistica di Taranto, effettuati dopo l'unione al Regno d'Italia delle regioni del Regno delle Due Sicilia, che furono rinvenuti nel borgo vecchio i primi reperti che fecero presupporre la presenza nell'area di templi risalenti alla fondazione della città.
I Greci si insediarono nella penisola protesa sul mare e vi costruirono la loro acropoli nella zona che a grandi linee corrisponde alla odierna Città Vecchia. La tradizione indica il 706 a.C. come anno della fondazione di Taras; immaginare come dovette presentarsi l'insenatura chiusa ai Laconi è quanto mai difficile perchè quella zona ha subito nei secoli molti interventi; bisogna accontentarsi della descrizione di Strabone che nel suo Geografia così descrive Taranto:

Mentre la maggior parte del golfo di Taranto è importuosa, a Taranto c'è un porto molto bello e ampio del perimetro di 100 stadi, chiuso da un grande ponte. Tra il fondo del porto e il mare aperto si forma un istmo, sicché la città sorge su una penisola e poiché il collo dell'istmo è poco elevato, le navi possono essere facilmente trainate da una parte all'altra

Promontorio di Saturo, antica Satyrion dei Laconi – Marina di Leporano, Taranto

Gli studi recenti in base anche ai reperti archeologici trovati raccontano che gli spartani guidati da Falanto sbarcarono sulla costa e che ne scacciarono gli Japigi, un popolo che era sceso dal nord della penisola già alcuni secoli prima; dopo aver tolto la città agli Japigi se ne vollè cancellare le testimonianze della presenza con dei riti di purificazione che se riguardarono lo svuotamento delle tombe ed il sotterramento in pozzi delle ceramiche dei corredi funerari, a maggior ragione dovettero riguardare la città e la sua ricostruzione come città dei Partheni.
Gli Japigi sconfitti si ritirarono sulle colline che circondavano l'entroterra di Taras e da lì chiusero la strada ad un maggiore sviluppo della colonia greca almeno fino al IV secolo a.C.
La colonia spartana ebbe il suo primo nucleo proprio sull'acropoli che si trovava nella penisola di fronte al mare aperto e che doveva essere stata fortificata erigendo delle mura nei tratti considerati più vulnerabili.
I ritrovamenti e gli studi condotti hanno consentito di individuare poi due siti distinti dove furono realizzati i primi insediamenti; il primo è l'isoletta di Satyrion posta a sud della penisola e l'altro nei pressi dell'area che si ritiene sia stato il santuario sull'isola. Nell'insediamento di Saturo si svilupparono soprattutto culti di divinità femminili come Satirya, Gea, Afrodite Basilis e Athena.

Taranto – Colonna dorica del cosiddetto Tempio di Poseidone inglobata nel muro della Chiesa della SS. Trinità

Gli studiosi a fine Ottocento iniziarono la ricerca di vestigia dei santuari arcaici anche perché ancora nel XVII secolo erano stati individuati materiali di spolio riutilizzati negli edifici medievali, molto era emerso anche durante i lavori per la costruzione del canale che collega Mare Grande a Mare Piccolo, ovvero il mare aperto con il grande bacino interno in cui si costruì anche Taranto. I lavori di dragaggio portarono alla luce una mole considerevole di reperti ma in assenza di una legislazione di tutela dei Beni Archeologici la maggior parte dei reperti finì sul mercato antiquario ed oggi, anche quando si riesce ad individuarli, è quasi impossibile sapere con certezza quale sia stato il luogo del rinvenimento che spessp non veniva annotato neanche dai mercanti d'arte che erano spesso a Taranto su incarico dei grandi collezionisti e dei nascenti musei archeologici europei.
L'individuazione del tempio di dorico nella città vecchia è merito dell'archeologo Luigi Viola che arrivò a Taranto come ispettore archeologico nel 1880 quando nella città erano iniziati i grandi lavori urbanistici. L'archeologo che all'inizio del suo incarico non aveva neanche un ufficio, veniva chiamato quando venivano scoperto qualcosa che sembrava antico in città ma anche nelle campagne.

Frammento di cratere attico in cui è rappresentato un tempio dorico,  MarTa di Taranto

I reperti ceramici ritrovati durante i lavori di scavo hanno consentito la datazione del tempio alla prima metà del VI secolo a.C. E quindi sarebbe il più antico tempio dorico presente in Italia.
L'attribuzione a Poseidone del Tempio dorico è stata fatta solo partendo dalla considerazione che era il Dio del mare sul quale si affacciava la nuova città che era stata fondata come colonia di Sparta e che Poseidone, insieme con Apollo, era uno degli dei che proteggevano l'Oracolo di Delfi a cui si rivolgevano le città greche quando dovevano far partire dei coloni per fondare una nuova città; gli spartani fondarono in Magna Grecia una sola città chiamandola Taras ed era quindi possibile che innalzassero un tempio per onorare Poseidone.

La Grande Madre, rinvenuta a Taranto: a) originale al Altes Museum di Berlino - b) copia in gesso al MarTa di Taranto

Il Tempio potrebbe essere stato dedicato non a Poseidone, ma ad una divinità femminile di cui fu trovata nel 1908 una grande statua ai primi del Novecento durante i lavori per la costruzione di un edificio in Via Mazzini o forse in Via Duca degli Abruzzi o forse in Via Leonida ma, se ancora c'è mistero sul luogo del rinvenimento è però certo che la statua venne venduta sul mercato clandestino dal quale poi pervenne nel 1915 al Altes Museum di Berlino. E' una statua magnifica, una Persefone in trono con i capelli raccolti nel "sakkòs" e tra i capelli un paio di stelle marine e qualche conchiglia. La statua alta ben m. 1,51, realizzata in marmo pario e venne trafugata in modo illecito e proprio le vicende non chiare del suo trafugamento hanno indotto il museo di Berlino a consentire la riproduzione, con la tecnica della scansione 3D, di una copia in gesso che attualmente è in corso di rifinitura al MarTa di Taranto. La statua definita la Grande Madre, per alcuni studiosi rappresenta Persefone, per altri è Afrodite di cui è noto il culto proprio nell'acropoli di Taranto.
Secondo alcuni la riprova che il tempio dorico fosse dedicato alla Grande Madre potrebbe venire dal ritrovamento in un pozzo votivo nell'area di tre statuine di ceramica che rappresentano appunto la Dea Seduta.

Taranto, scavi archeologici al di sotto del Castello Aragonese

Recentemente è stato ritrovato un altro pezzo appartenente al Tempio Dorico, si tratta di un triglifo di stile dorico usato come materiale di spoglio nel XIII ed impiegato come masso per la copertura dei canali di scolo delle acque nel Castello Aragonese.
Gli archeologi stanno lavorando per poterlo estrarre al fine di studiarlo nella speranza di poter realizzare almeno una ricostruzione virtuale del più antico Tempio Dorico della Magnagrecia.
La ricostruzione potrà avvenire a partire dal modulo, ovvero la misura del diametro della colonna a terra; da questa misura si può ricostruire l'intero tempio anche tendendo conto che si sono salvate anche due intere colonne che risolvono il problema della proporzione tra il loro diametro e la loro altezza ad 1:5.

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