Fontana di Tancredi a Brindisi

Fontana di Tancredi – Brindisi

Quando nel 191 a.C. i romani completarono la conquista del Salento fecero di Brundisium il porto da cui salpavano le legioni destinate all'oriente così come il punto d'arrivo delle merci preziose che da quelle terre d'oriente arrivavano nella penisola italica, fu quindi necessario dotare la città di infrastrutture che potessero soddisfare le esigenze della massa enorme di persone che partivano oltre che di coloro che nel porto lavoravano. Fu costruita una grande fontana che potesse fornire l'acqua per dissetarsi e si scelse di costruirla alla fine della strada che dall'abitato conduceva al porto e dove secoli dopo avrebbe avuto termine la Via Traiana.
Per molti secoli la fontana fu usata da coloro che partivano od arrivavano dall'oriente ma con la caduta dell'impero romano e la perdita d'importanza del porto di Brindisi, le infrastrutture connesse vennero trascurate. I nuovi dominatori, goti e ostrogoti, bizantini e longobardi non si occuparono della manutenzione della città e degli acquedotti che la rifornivano di acqua per bere ed infine nel 676 la città fu rasa al suolo da Romualdo, duca longobardo.

Litografia – Tancredi ed il giovani figlio Ruggero arrivano a Brindisi, 1192

Della fontana romana e della sua mostra non rimase nulla, forse anche parte delle condotte andarono distrutte e poi non tutte erano ormai in grado di portare acqua visto che anche alcune delle sorgenti da cui era stata captata dai romani erano ormai scomparse.
Con la rinascita di Brindisi in età normanna anche il porto riprese a funzionare e poiché i viaggiatori avevano necessità di potersi dissetare nel 1192 il re di Sicilia e Duca di Puglia Tancredi in occasione delle nozze di suo figlio Ruggero con Irene Angelo, figlia dell'Imperatore di Costantinopoli, che avvennero nella Cattedrale di Brindisi, decise di farla ricostruire nella architettura del tempo che risentiva di forti influenze moresche.
In occasione delle sue nozze Ruggero venne anche nominato Duca di Puglia e dell'evento venne posta un'epigrafe celebrativa proprio sulla fontana:

ANNO DOMINICAE INCARNATIONIS MILLESIMO CENTESIMO NONAGESIMO SECVNDO
REGNANTE DOMINO NOSTRO TANCREDO INVICTISSIMO REGE ANNO TERTIO
ET FELICITER REGNANTE DOMINO NOSTRO GLORIOSISSIMO REGE ROGERIO FILIO EIVS
ANNO PRIMO MENSE AVGVSTI INDICTIONIS DECIMAE
HOC OPVS FACTVM EST AD HONOREM EORVNDEM REGVM
Epigrafe commemorativa del restauro del 1540

Ma non fu soltanto la volontà di mostrare alla legazione dell'Imperatore d'Oriente un regno florido e in ordine che indusse Tancredi a far restaurare la fontana, infatti vi era la necessità di avere una abbeveratoio per i cavalli perché il porto di Brindisi, già dal tempo della I Crociata, era divenuto il più importante per gli imbarchi e gli approdi verso e dalla Terrasanta. Da allora crebbe costantemente il numero delle imbarcazioni che vi attraccavano e nel XII e XIII secolo Brindisi divenne il porto più importante dell'Adriatico dove si fermavano le navi delle quattro repubbliche marinare. Nel 1199 la città firmò un accordo di alleanza commerciale con Venezia e gli amalfitani in particolare scelsero il suo porto come ultimo scalo prima dei porti orientali. La fontana serviva per abbeverare gli animali che tiravano i carri con le merci e come fonte d'acqua per la grande moltitudine di persone che animava il porto. Ai Normanni erano intanto succeduti gli Svevi e per mezzo secolo fu Federico II che regnò su Brindisi e se ne occupò realizzando molte opere importanti e scegliendo la sua cattedrale per sposarsi con Jolanda di Brienne. Brindisi era intanto diventato il porto da cui salpavano tutte le galere dei crociati; nel 1225 erano talmente tanti i cavalieri in attesa di partire che le condizioni igieniche della città erano pessime e ben presto, complice anche il caldo d'agosto, scoppiò un'epidemia di malaria di cui fu vittima anche Federico II.
Alla fine del XIII secolo gli Svevi non dominavano più sul territorio apulo e Brindisi era ormai sotto gli Angiò che si presero cura della città e del suo porto; Carlo I rese il porto agibile anche alle imbarcazioni commerciali di grande portata e potenziare l'arsenale per la costruzione e riparazione di navi. Gli Angioini concessero franchigie che attirarono mercanti veneziani e genovesi, fiorentini e amalfitani, ebrei, greci ed anche dall'oriente.
Non ci sono documenti o testimonianze che riguardano la fontana durante il XIV e XV secolo e si deve aspettare l'inizio del XVI secolo quando Brindisi come tutta la Puglia era parte del Regno di Napoli su cui regnava Carlo V. Nel 1528 Brindisi fu posta sotto assedio dalle truppe della lega costituita dai francesi, veneziani e papalini gli scontri furono tremendi ed in un clima di furia cieca la città fu quasi completamente distrutta dal fuoco degli assedianti come da quello dei difensori. Ristabilita la pace l'imperatore Carlo V diede ordine che fossero restaurati i maggiori monumenti della città e tra questi anche la “Fontana Grande”. Se ne incaricò Ferrante Loffredo, il governatore di Otranto, che vi aggiunse lo stemma di Carlo V, il suo personale, quello della città ed una lapide con un monito ai viandanti che ricordava le proprietà curative dell'acqua.

AD VIATOREM APPIA APPIO, FONS TANCREDO REGE AEDITA/ AMBO FERDINANDO LOFFREDO HEROE INSTAVRATA/ QUARE STA BIBE ET PROPERA ET TRIA HAEC COMMODA HIS TRIBVS PROCERIBVS ACCEPTA REFERTO
Fontana di Tancredi, stemma della città di Brindisi, 1549

Nella parte frontale della mostra venne inserito lo stemma di Brindisi suggerito a Carlo V dal suo medico Luigi Marliano in cui campeggiano le due colonne romane presenti nel porto, che segnavano il termine della consolare Appia, ma poggiate sulla testa di un cervo. Alcuni studiosi spiegano l'adozione del cervo come animale emblema della città ricollegandosi all'epigrafe “Ad Herculis Columnas” che si trovava vicino alle due colonne; il riferimento ad Ercole rimanda al mito e ad una delle sue fatiche, la cattura della cerva Cerinite cara a Diana/Artemide dea della caccia e venerata nell'antica colonia greca e poi città romana di Brundisium. Altri studiosi ritengono invece che le corna si riferiscono alla conformazione del Porto Interno che si presentava diviso in due rami distinti e che Strabone aveva paragonato a corna di cervo.

Fontana di Tancredi, Arme e stemma araldico dell'imperatore Carlo V - Brindisi

A destra dello stemma di Brindisi venne posto lo stemma di Carlo V che oggi non si presenta più intero infatti al di sopra dello scudo mancano la corona imperiale e la testa bicipite dell'aquila ed inoltre manca la cornice che deve essere andata persa durante lo operazioni di spostamento della lapide. Lo stemma di Carlo V rappresenta tutti i territori su cui si estendeva il suo dominio e nell'angolo in basso a destra sono ben distinguibili le due colonne che rappresentano proprio la città di Brindisi.

Castellan – Fontana di Tancredì all'inizio del 800 – Illustrazione da Lettres sur l'Italie

A sinistra dello stemma di Brindisi si trova invece lo stemma dei Loffredo, anche questo in parte danneggiato dal successivo spostamento.

Fontana di Tancredì fine 800

Nella seconda metà del XIX secolo la fontana, era ormai ridotta in condizioni pessime per cui venne ricostruita ed ampliata ad opera del Decurionato brindisino; nella ricostruzione vennero recuperati gli stemmi della Città, di Loffredo e l’arme di Carlo V e sistemati in modo diverso da come erano stati apposti secoli prima e di cui è rimasta testimonianza in una illustrazione di Castellan nel suo libro Lettres sur l'Italie.
Il viaggiatore francese dei primi dell'800 di ritorno dal tour in oriente fu costretto a fermarsi a Brindisi da una quarantena di malaria e ne approfittò per disegnare le vedute migliori della città e tra queste una della Fontana di Tancredi con i prospettiva il Castello di Terra.

Uno dei mascheroni del XII secolo posto nelle nicchie laterali

La fontana fu nuovamente restaurata nel 1828 e divenne in realtà la mostra di un acquedotto di cui fu aumentata la portata per dare acqua non solo ai cittadini ma anche agli orti e giardini che si trovavano lungo la costa. E' a questo restauro che risale la sistemazione dell'epigrafe e degli stemmi che dall'illustrazione di Castellan si vede che era diversa. A quel restauro si deve anche la sistemazione dei due mascheroni all'interno delle nicchie. Proprio alle cannelle nelle due nicchie attingevano acqua gli uomini per le esigenze quotidiane, mentre nella grande vasca rettangolare potevano abbeverarsi i cavalli e gli animali da tiro che lavoravano nel porto.

Fontana di Tancredi oggi – Brindisi

Secondo la tradizione orale l'acqua che sgorga dalle due cannelle aveva in passato un sapore differente perché sembra provenisse da due diverse sorgenti e non solo, in molti ritenevano quell'acqua fosse capace di guarire da molti disturbi ed c'erano anche medici che ne consigliavano il consumo. Quell'acqua proveniva nei tempi antichi dalle sorgenti che si trovavano nelle alture che circondavano la città e che sono scomparse a seguito dello spianamento delle alture per far posto alle costruzioni e, soprattutto, per i molti pozzi artesiani che attingono alle vene d'acqua a quote più profonde.
Gli ultimi restauri risalgono al 1998-99 ed al 2011-12 e hanno riguardato la riqualificazione a verde delle aree circostanti ed la recinzione della fontana per proteggerla da danneggiamenti. La Fontana di Tancredi si trova oggi tra i rioni Minnuta e Casale, sulla strada per San Vito dei Normanni.

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